In questa intervista, Sandy Solinas racconta il suo percorso professionale all’interno del gruppo IVECO e le sue visioni future nel mondo del marketing e dell’analisi dei dati in un contesto sempre più complesso e dinamico.
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L’intervista a Sandy Solinas per Business Intelligence Group
Può raccontare come ha iniziato la tua carriera nel settore del data analisys e del marketing?
Dopo il diploma di Liceo Classico mi sono iscritta a Sociologia mossa dalla volontà di approfondire e comprendere meglio le tendenze sociali e le motivazioni che muovono i comportamenti umani. Durante il percorso di studi a un certo punto ho avuto l’occasione di frequentare un corso integrativo di Marketing presso l’Unione Industriale di Torino e ne rimasi molto colpita.
Era un periodo in cui iniziavo a chiedermi a come avrei potuto declinare in modo concreto nel mondo del lavoro le conoscenze che stavo acquisendo e il corso fu illuminante: analisi dei trend di vendita, analisi dei comportamenti di consumo, previsioni sui mutamenti del mercato e un approccio creativo al mondo dell’azienda. Dopo poche lezioni mi fu chiaro che il marketing era la risposta che stavo cercando: potevo applicare le competenze dei miei studi in modo concreto, non per comprendere i mutamenti sociali ma quelli di un settore di business applicando la teoria a un cluster di consumatori al fine di creare crescita e cambiamento. Dopo la laurea entrai subito in una società di consulenza di analisi di marketing e passati un paio di anni ripresi a studiare frequentando un Master in Business Administration a indirizzo Marketing e Comunicazione con una tesi di ricerca sulla creazione di brand awarness nelle aziende dell’e-commerce (2003, tema decisamente innovativo).
E da lì è iniziata la mia carriera: società di consulenza in Italia e all’estero, start up, progetti internazionali. Finché sono approdata al gruppo IVECO dove attualmente mi occupo di Ricerche di Marketing e di Business Intelligence per la divisine Powertrain. Il mio ruolo è nello specifico la comprensione dei nuovi trend nel mercato a livello mondiale.
Quali sono stati i principali settori industriali in cui hai lavorato nel corso della sua carriera?
Nel corso degli anni ho lavorato in diverse società di consulenza spaziando in settori diversi. B2C in abbigliamento, food e retail, B2B in medicale, farmaceutico, finance.
Da otto anni lavoro in Iveco occupandomi di Business to Business nell’Industry per i segmenti On Road, Off Road, e Marine. L’obiettivo del mio lavoro consiste nel contribuire a capire e prevedere come si muove il settore nell’ambito dell’innovazione tecnologica, della ricerca e degli investimenti.
Quali porte si apriranno e quali si chiuderanno nei prossimi 25 anni? Come si muovono in competitors e cosa si aspetta il mercato? Dove deve volgere lo sguardo la ricerca?
Un compito complesso ma molto interessante in un mercato in continua e veloce evoluzione.
In che modo l’analisi dei dati può influenzare le decisioni di marketing e la strategia aziendale?
È possibile considerare il marketing in due modi. Il primo è vederlo come pilastro di supporto alle vendite e alla comunicazione. In questo caso il suo diventa un ruolo di sostegno ad altre funzioni aziendali: influenza i ritorni e il valore del brand. Questa è la modalità più diffusa di sfruttare le competenze di marketing, soprattutto nelle aziende rivolte al B2C, che per loro natura hanno bisogno di vendere, entrare nella brand awareness delle persone e convincerle a pagare un premium price.
Il secondo, quello di cui mi occupo, è considerare il marketing come fornitore interno delle linee guida strategiche dell’azienda e in questo senso influenza le strategie sia a livello di prodotto sia di investimenti. Suggerisce all’azienda dove andare, dove ritirarsi, come trasformarsi e adattarsi ai cambiamenti in itinere nel mondo. Con questo approccio il marketing assume un ruolo centrale: non solo influenza le strategie interne, le cambia permettendo all’azienda di adattarsi in modo flessibile a opportunità e scossoni, consentendole di sopravvivere, crescere, innovarsi.
Come riesce a mantenersi aggiornato sulle ultime tendenze e tecnologie nel suo settore?
Studiando e leggendo, consultando quotidianamente la stampa di settore, seguendo fiere e convegni specifici, interfacciandomi con gli altri uffici marketing dislocati a livello locale e confrontandomi ogni giorno con i colleghi. Abbiamo inoltre accesso a diversi database costantemente aggiornati e ovviamente implementiamo numerose ricerche di mercato di tipo quantitativo e qualitativo a livello WW.
Cosa non può mancare ad un data analyst? Quali sono le principali competenze e qualità necessarie
Capacità di analisi del dato, sintesi, skill per una comunicazione chiara ed efficace che vada dritta al punto. Inoltre, sono fondamentali una buona conoscenza del settore in cui si opera e la capacità di creare inferenze che suggeriscano azioni concrete. I dati servono se vengono essere usati in modo empirico. Un mio professore diceva sempre: non servono cento slide, basta un solo dato solido, chiaro e ben utilizzabile. E aggiungerei e un buon piano per mettere in atto cosa il dato ci ha permesso di capire.
Il ruolo che lei ricopre è sempre più richiesto: come sarà secondo lei il futuro con una quantità sempre maggiore di dati?
La produzione di troppe informazioni spesso può inficiarne la chiarezza e ingenerare confusione sia sulla loro gerarchia di importanza, sia sul come utilizzarle. Un approccio troppo tecnico rischia di portare una perdita di valore aggiunto: si ottiene l’informazione ma rimane senza significato e a volte rischia di essere annacquata da un mare infinito di numeri e dati poco rilevanti. Per questo a mio avviso il marketing e la business intelligence hanno sempre bisogno di una conoscenza approfondita del settore di riferimento, di competenze trasversali e di un lavoro di una squadra multidisciplinare. Credo che il futuro vada verso la comprensione di due concetti ultimamente un po’ trascurati: conoscenza vera del settore di riferimento, multidisciplinarietà e attenzione al micro-dato, il quale permette di andare oltre e di vedere con occhi diversi ciò che sembra ovvio ma non lo è.
Per concludere: quali opportunità vedi per il futuro nell’utilizzo dell’AI nel suo settore?
All’interno del mio dipartimento mi sono occupata, per un paio di anni, di progetti legati all’AI e attualmente la uso quasi quotidianamente. Di certo aiuta ad alleggerire grande parte del lavoro manuale in modo abbastanza efficace ma resta priva di una visione trasversale e approfondita delle tematiche, dei problemi e delle opportunità. Ha un approccio efficace ed efficiente sull’ovvio ma per sua stessa natura non è in grado di andare oltre questo ovvio che identifica.
Credo che il suo ruolo nella business intelligence sia importante ma rimarrà, almeno ancora per molto tempo, ancillare a quello di un team ben preparato. Sostituisce una parte del lavoro di routine ma non quello a più alto valore aggiunto. La scintilla dell’analisi di marketing che trova la soluzione o per come si usava dire, che inventa il problema a cui poi serve su piatto d’argento la soluzione, resta appannaggio dell’essere umano che a mio parere non è sostituibile: troppe variabili da soppesare in modalità non sempre univoche, troppe competenze trasversali da mettere in campo e amalgamare in modo unico e innovativo.