Nella foto: Wai Tan, Shanghai, China
L’esperienza del New Deal, poi consolidata nella cultura «riformista» del dopoguerra, è stata l’espressione più consapevole della necessità, in ogni società democratica, di evitare la concentrazione di potere favorita dai mercati. Nel mondo delle regole stabilite da Reagan e Thatcher, lo spazio lasciato alla politica economica nazionale si è drasticamente ridotto. Gli Stati nazionali hanno perso una parte importante della loro capacità di decidere a favore dei mercati. Non sono i primi a controllare i secondi; ma questi ultimi — i mercati finanziari in particolare — che sono diventati i supervisori del comportamento degli Stati.
Economia russa e cinese: quali prospettive?
In realtà non in tutte le economie accade questo. Quando il potere è accentrato nelle mani di pochi si assiste a un fenomeno di riappropriamento da parte dello stato dell’egemonia non solo geopolitica ma anche economica. È il caso del fenomeno degli oligarchi russi, dove l’effetto di questo cambiamento è la crescente distanza tra paesi democratici e liberisti e deboli e, internamente, la disuguaglianza sociale. Il paese non solo è diventato più autoritario, ma ha posto le fondamenta per una trasformazione interna in una tecnocrazia centralizzata.
Quando l’asimmetria informativa ha implicazioni di vasta portata
È quando le due parti non hanno le stesse informazioni che si parla di asimmetria informativa. Questo può portare a seri problemi in qualsiasi tipo di attività. E spiega il motivo della scelta di Putin, ad esempio, di bloccare l’accesso ai social e ai giornali che non sono allineati con le sue scelte. Lo fanno tutti i governi autoritari. Con l’asimmetria informativa cresce anche il costo investito in disinformazione. In Cina ad esempio il nazionalismo è molto forte e la prospettiva di una svolta democratica ancor più lontana. Solo chi ha il permesso dal Governo può controllare siti web e comunicazioni straniere, tra cui università e aziende. E se la Russia conterà sempre meno nella scena internazionale nell’arco di pochi anni, non possiamo dire lo stesso della Cina
Questo accade quando la politica nazionale, schiacciata dalle logiche dei mercati e dalle nuove regole internazionali, non riesce più a raccogliere il consenso dei cittadini. I cittadini non hanno un interlocutore in politica che risponda ai loro bisogni e perdono la capacità di capire cosa sta succedendo.
Asimmetria informativa e mondo degli affari
I conflitti possono sorgere in qualsiasi rapporto, compreso quello del mondo degli affari. Questi spesso derivano da una comunicazione non riuscita o non trasparente. Un esempio concreto di ciò è l’asimmetria informativa nel mondo del business. In generale, l’asimmetria informativa descrive la situazione in cui due parti contraenti o partecipanti al mercato non dispongono delle stesse informazioni.
La teoria offre un modello per spiegare le azioni delle persone in una gerarchia. E spiega anche come potrebbe svilupparsi (ovviamente lo scriviamo con incondizionate) il futuro rapporto tra aziende a livello internazionale.
Scelte aziendali dettate da asimmetrie geopolitiche
Nel lungo periodo probabilmente aumenterà il tasso inflazione, molto più di quanto non abbiamo visto negli ultimi 30 anni, soprattutto a causa dell’aumento indiscriminato delle materie prime. Per alcune, come energia e elementi rari, si tratterà più di una esplosione che di una semplice crescita. La necessità di appropriarsi delle commodity sotto la protezione egemonica delle politiche di Russia e Cina, ci porterà ad accettare prezzi alti pur di non essere ricattati da questi paesi. Perché abbiamo visto come questi due paesi siano pronti ad approfittare della loro posizione dominante per ricattare paesi che dipendano economicamente dalle materie prime sul loro territorio. Siamo di fronte alla fine del processo di globalizzazione voluto e iniziato con la caduta nel 1989 del muro di Berlino nel 1989.
È quindi urgente trovare la sua legittimità nei mercati e nelle istituzioni internazionali, piuttosto che nella società. La cultura del mercato, divenuta egemonica, narrava ciò che stava accadendo come l’inevitabile risultato di fatti tecnici, mentre in realtà si trattava di un cambiamento nelle regole della convivenza civile.
Si può dunque distinguere tra asimmetria informativa ex ante e asimmetria informativa ex post. Nel caso dell’asimmetria informativa ex ante, una azienda o un ente non dispone di informazioni sulle proprietà dei potenziali partner di transazione o sui beni da loro offerti, con l’asimmetria informativa ex post l’azienda non ha informazioni sulla comportamento del suo partner commerciale, ad esempio un oligarca o un ente pubblico (in Cina tutte le aziende sono sotto il controllo statale) o il partner contrattuale meno informato informazioni sulle condizioni ambientali necessarie per valutare la performance del partner.
Quali danni possono derivare dall’asimmetria informativa?
In breve, in una situazione asimmetrica, a uno dei due partner commerciali rilevanti mancano le informazioni essenziali per concludere un affare o prendere una decisione motivata a lungo termine. A causa dell’asimmetria informativa, vi è una mancanza di conoscenza di alcuni processi che interessano direttamente almeno uno dei partner. È facile valutare il danno che può derivare da un’asimmetria informativa.
Diamo ad esempio un’occhiata alle situazioni che si sono verificate nelle ultime 2-3 settimane.
Se c’è un’asimmetria informativa, una azienda energivora si troverà sempre legata al fornitore e alla situazione geopolitica contingente. Se il gas scarseggia, come ha minacciato di fare Putin tagliando le forniture, l’impresa sarà costretta a ridurre o addirittura chiudere, nell’attesa che le scelte geopolitiche non cambino, o aprendosi alle rinnovabili o ad altre fonti di energia (nucleare?).
La cultura comunicativa della trasparenza crea la massima simmetria possibile
Il focus è sulla comunicazione: i deficit informativi e le asimmetrie informative possono essere escluse solo attraverso una comunicazione trasparente e aperta in anticipo. Entrambe le parti devono trovare una linea guida comune sui temi importanti nel senso di un’agenda di comunicazione fissa (e se necessario con il coinvolgimento di consulenti appropriati) e lavorarci di conseguenza in modo consensuale. Una cultura comunicativa della trasparenza è adatta a creare la massima simmetria possibile.
Proprio per questo una buona collaborazione ha implicazioni positive sul mercato, facilita l’esecuzione dei progetti, migliora l’efficienza produttiva, crea opportunità per le imprese, fa crescere le organizzazioni. Ci auspichiamo che questo sia sempre più l’obiettivo dei governi: almeno di quelli in cui le nostre imprese hanno e stanno investendo.
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