La musica ha fatto parte della vita umana fin dalla notte dei tempi, diventando centrale nell’educazione sociale e nella vita di tutti i giorni. Basti pensare al suo utilizzo impiegato non solo per l’intrattenimento, ma anche ad esempio per la comunicazione e per la formazione.
La musica per la formazione
Nel corso della storia, la musica è stata usata per insegnare ai bambini la lingua, la storia e la cultura. La musica è stata anche impiegata per insegnare ai bambini la scienza, la matematica e altri argomenti accademici ed è stata parte fondamentale della vita e dell’educazione dell’uomo per secoli.
Oggi, la musica continua a svolgere un ruolo importante nell’educazione. Viene, infatti, utilizzata per aiutare i bambini ad apprendere nuovi concetti e migliorare le loro capacità di lettura e matematica, per aiutare i bambini a sviluppare la loro creatività, immaginazione e capacità di risoluzione dei problemi. Per questo è importante porre la giusta attenzione a questa disciplina che va fatta seriamente.
Il panorama musicale in Italia oggi
Quello a cui stiamo assistendo oggi è uno scenario del mondo della musica molto ricco e complesso. Da una parte, vi è la consapevolezza dell’importanza del ruolo della musica nella società, dall’altra vi è un vuoto informativo che non ne valorizza il vero rilievo. Secondo il report presentato da Business Intelligence Group, in occasione del convegno sulla musica tenutosi al Virgo Village di Sanremo 2023, solo il 9% della popolazione italiana segue la musica classica. Il 20% della popolazione è andata almeno a un concerto durante l’ultimo anno.
Un dato interessante che emerge dallo studio è che il 9% degli abitanti, i cosiddetti cultori e appassionati di musica, frequenta concerti 7 volte in più rispetto alla media. Questo rivela che chi comprende l’importanza della musica, ne fa un pilastro centrale nella propria vita.
In occasione dell’inaugurazione del Virgo Village Sanremo, il Villaggio Ufficiale della Musica ideato e fortemente voluto dal Colosso Finanziario Elvetico Virgo Fund, con il Patrocinio del Comune di Sanremo e della Regione Liguria, il dottor Gianni Bientinesi di Business Intelligence Group ha condiviso i dati del settore della musica, spiegando quanto sia importante fare cultura musicale in Italia.
“Il nostro Paese vanta un grosso patrimonio artistico musicale, sia di tradizione dei classici nota in tutto il mondo, che contemporanea con un potenziale di successo enorme”, commenta Bientinesi. “Se in Italia si comprendesse il valore della musica come disciplina formativa e culturale, si potrebbe dare vita a un processo disciplinare in grado di dare la giusta spinta a un mercato che nel nostro Paese è forse un po’ sottovalutato”.
L’argomento centrale dell’incontro, infatti, è stata l’importanza della musica come investimento aziendale.
La musica come asset di investimento
“La musica non è solo la canzone da 3 minuti, ma è anche colonne sonore, jungle, spot pubblicitari, short video e tanto altro. Gli impieghi della musica sono infiniti ed è importante comprendere il processo di sviluppo e realizzazione che vi è dietro a un prodotto musicale.
Tracciare il valore di mercato del settore della musica non è semplice come sembra: esiste un mondo articolato da osservare, analizzare, studiare e comprendere, fatto di mille sfaccettature.
Investire sulla musica vuol dire dare la possibilità alla propria azienda di avvicinarsi a un pubblico ampio, a target differenti e parlare ai consumatori con un linguaggio immediato, universale”.
Per rilanciare davvero il settore musicale non bastano le solite dichiarazioni del ministro di turno, è necessario stanziare risorse vere: serve l’ampliamento delle dotazioni delle istituzioni statali.
“Bisogna partire dall’istruzione e fare cultura per riorganizzare il sistema educativo musicale”.
Eppure ad oggi, in Italia, si contano oltre 400 strutture di formazione musicale, tra cui licei musicali, i conservatori di musica, gli istituti superiori di studi musicali e le istituzioni di formazione musicale e coreutica, tutte autorizzate a rilasciare titoli di alta formazione musicale.
Dunque, c’è una nicchia di persone vicine a questo mondo importante per il mercato italiano, ma con l’informazione si può fare di più.
“Gli autorevoli interventi sul tema della condizione sociale degli artisti e in particolare dei musicisti nel nostro Paese sollecitano la riflessione su una serie di questioni, peraltro già oggetto di discussione da tempo. Nelle diverse situazioni di grave crisi economica, i tagli hanno colpito e ancora colpiscono le risorse nel campo dell’arte perché considerata superflua. È chiaro a tutti che la causa principale della scarsa considerazione sociale del “mestiere” di musicista è una formazione musicale dei cittadini largamente inferiore alla media dei Paesi europei. Questo sia se si guarda la questione da un punto di vista della scuola e dei conservatori, sia se la si vede da un punto di vista dei soggetti che operano nel campo specificatamente artistico (fondazioni lirico-sinfoniche, Ico, ecc.): coloro che ricevono finanziamenti poiché “lo Stato considera l’attività lirica e concertistica di rilevante interesse generale, in quanto intesa a favorire la formazione musicale, culturale e sociale della collettività nazionale” (art. 1 comma 1 Legge 800/67).
Il modello di riferimento sulla formazione musicale che è egemone in Italia è quello che ha coniugato lo studio della musica esclusivamente al “talento” o alla “vocazione”, riproponendo una tipologia di istruzione musicale elitario basato, da un lato, sulla presenza di un manipolo di divi e, dall’altro, su una massa indistinta di consumatori privi di un minimo di competenze musicali. Il modello elitario ha significato, ad esempio, la completa eliminazione della musica dal curricolo della secondaria di II grado relegandola esclusivamente nello “specialistico” liceo musicale.
Al modello elitario dovremmo contrapporre un modello democratico nel quale tutti possano sviluppare la “propria musicalità”, in proporzione ai propri bisogni e potenzialità attraverso la possibilità di studiare la musica nei vari ordini e gradi della scuola che preveda una forte interazione curriculare con le altre discipline. Il modello democratico implica innanzitutto la presenza di una strutturata educazione e pratica musicale nei vari gradi di scuola. Questo livello di istruzione rappresenterebbe uno strumento straordinario per dare una concreta risposta all’attuale situazione: da un lato la musica presente in maniera sempre più pervasiva nella nostra vita, dall’altro c’è una totale mancanza di strumenti di comprensione e conoscenza da parte della massa dei fruitori. In secondo luogo il modello democratico a livello degli studi più “specialistici”, dal liceo musicale al conservatorio, implica l’elaborazione di diversificati indirizzi, con rispettivi curricoli di studio, che sappia coniugare la libertà di espressione artistica con profili e sbocchi professionali. È in questo ambito che devono trovare la giusta valorizzazione i “talenti”.”
Gigi Caramia è segretario nazionale della FLC CGIL con delega all’Afam e docente di conservatorio.
Business Intelligence Group è una delle poche aziende in Italia in grado di supportare i propri clienti (Grande Distribuzione, Produttori, Agenzie di Comunicazione, Società di Consulenza e Istituti di Ricerche di Mercato) dalla realizzazione di indagini di mercato all’ implementazione di sistemi hardware e software per lo sviluppo di reportistica ed analisi di grandi quantità di dati (Data Lake).
Business Intelligence Group Srl si avvale di una piattaforma tecnologica proprietaria che le permette di raccogliere, organizzare ed analizzare una grande mole di dati attraverso le tecniche big data e sistemi di Intelligenza artificiale. La società offre anche servizi di consulenza e formazione attraverso la piattaforma di e-learning nell’ambito del marketing e comunicazione aziendale.