I paradisi fiscali, a differenza di quello che si è soliti pensare, non sono luoghi situati su isole distanti dalla terraferma, ma sono in particolare, quei posti in cui si concentrano i capitali provenienti dai ricchi del pianeta.
In particolare, i paradisi fiscali sono territori in cui la giurisdizione non funziona secondo le normali regole fiscali, bancarie ed economiche. Questo tipo di giurisdizione è molto allettante per le imprese. Tuttavia, la loro esistenza ha generato nel tempo disparità e diseguaglianza nel libero mercato. Ecco nel dettaglio tutto quello che c’è da sapere.
Cosa sono i paradisi fiscali
Il termine paradiso fiscale deriva dall’inglese tax heaven, ma anche da tax haven che significa riparo fiscale. In più, un altro termine utilizzato per definirli è anche off-shore che significa lontano dalla terra. È per questo che nell’immaginario comune quando si parla di paradisi fiscali si pensa a luoghi lontani, distanti dalla terraferma e difficili da raggiungere.
Tuttavia, ciò che li caratterizza non è la loro lontananza dalla terra. Più che altro, questi luoghi, che possono essere interi Paesi, o specifiche località, sono caratterizzati da regole bancarie e fiscali differenti dalle normali regole economiche. Non a caso durante gli anni 80’ e 90’ vennero stilate delle black list per identificare tutti quei luoghi che evadevano la classica normativa. Quindi, i paradisi fiscali non si trovano solo in posti esotici, ma in tutto il mondo ed anche in Europa.
Le caratteristiche dei paradisi fiscali
La caratteristica principale dei paradisi fiscali è che in questi luoghi è possibile aggirare in maniera legale una serie di regole fiscali appunto, che cercano di ridurre la tassazione, comunemente obbligatorie e restrittive. Quindi, in poche parole, questi luoghi sono vantaggiosi per imprese e società di diverso tipo da un punto di vista:
- economico,
- della segretezza,
- dell’anonimato nelle transazioni.
In particolare, nella relazione “Harmful Tax Competition: An Emerging Global Issue”, l’OCSE ha definito le caratteristiche che devono avere i paradisi fiscali per essere considerati tali. Tra queste c’è l’obiettivo di favorire, attraverso politiche fiscali vantaggiose, l’insediamento di attività finanziarie, d’impresa e diversi tipi investimenti in un determinato Paese di riferimento. Tuttavia, come detto, la deregolamentazione fiscale, sociale, ambientale o di protezione del lavoro è svantaggiosa e dannosa dal punto di vista della concorrenza fiscale internazionale. Perché in questo modo si creano effetti negativi sia sui singoli Stati, sia a livello globale.
Come funziona un paradiso fiscale?
Ciò che rende i paradisi fiscali allettanti per società, imprese e singoli imprenditori è il prelievo fiscale basso o quasi nullo in termini di imposta sui redditi e sul capital gain derivante dagli investimenti finanziari. Pertanto, la tassazione estremamente ridotta attrae ingenti capitali dai paesi esteri. Non a caso gli ultra ricchi, individuando il miglior paradiso fiscale che fa al proprio caso, proteggono reddito e ricchezza spostando i propri capitali e aprendo società offshore in questi luoghi, in cui è garantito il segreto bancario e l’accessibilità al proprio patrimonio in maniera estremamente facile.
Inoltre, è necessaria anche la presenza di banche e di società di consulenza che possono offrire un supporto agli investitori e la politica governativa non deve incidere sulle attività imprenditoriali.
Quindi, in sintesi i fattori caratterizzanti i paradisi fiscali, che non fanno riferimento solo alle tasse, sono:
- benefici fiscali;
- mancanza di scambio di informazioni con altre nazioni;
- segreto bancario;
- utilizzo di conti solo ai fini fiscali.
Quali sono i paradisi fiscali nel mondo?
Oggi i paradisi fiscali sono sparsi in tutto il mondo, possono essere sia piccole nazioni, sia intere e grandi potenze economiche. Per identificarli e capire in che modo incidono sui mercati liberi un punto di riferimento è il Financial Secracy Index sviluppato dall’associazione ONG Tax Justice Network, che ne misura:
- il grado di segretezza,
- l’incidenza dei servizi off-shore sull’economia mondiale.
Quindi, i principali paradisi fiscali, considerando la segretezza bancaria e l’influenza che hanno sul sistema globale sono:
- Isole Cayman
- Stati Uniti
- Svizzera
- Hong Kong
- Singapore
- Lussemburgo
- Giappone
- Paesi Bassi
- Isole Vergini britanniche
- Emirati Arabi Uniti
- Guernsey
- Regno Unito
- Taiwan
- Germania
- Panama
- Tailandia
- Malta
- Canada
- Qatar
- Bahamas
Così, nonostante la Comunità Europea garantisca regolamenti finalizzati a creare una sana concorrenza, anche in Europa ogni stato è libero di gestire gli aspetti legati alla tassazione, creando un sistema molto diversificato. Basti pensare all’applicazione dell’IVA, che in Italia è al 22%, mentre i Germania è al 19% e nel Lussemburgo al 17%. Ciò vale anche per la tassazione sui redditi, molto bassa in Svizzera e a Malta, e per la tassazione sulla pensione, che è ridotta al massimo in Portogallo.
Conclusioni e alternative possibili
I paradisi fiscali, è bene ribadire, non sono luoghi irraggiungibili su isole lontane, ma sono Stati e luoghi caratterizzati da diverse regole finanziarie, spesso svantaggiose per l’equilibrio economico mondiale. Inoltre, anche la segretezza sui conti influenza in modo negativo i mercati in quanto permette lo scorretto riciclaggio di denaro, frode ed evasione fiscale. Pratiche scorrette che vanno a discapito dei singoli cittadini ed anche delle imprese che rispettano le regole.
Tuttavia, oggi è possibile godere di sgravi fiscali anche grazie ad alcune alternative quali l’apertura di una Partita IVA, che permette di scegliere un regime fiscale adatto rispettando le regole e la possibilità di godere di diversi bonus previsti dal rilancio economico, che permettono di ottenere una detrazione fiscale per ridurre la pressione fiscale a fine anno.
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